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UN TUFFO NEL VERDE, UN TUFFO NEL BLU

Un rifugio escursionistico dove troverai: SILENZIO, NATURA, ARIA, ORTO, BOSCO, VINO, CIBO ma anche MARE, insomma RIFUGIO e RISTORO… si arriva a piedi in 10 minuti. Ma è anche la partenza di gite sul promontorio di Portofino ITINERARI DEL PARCO.

”Un luogo più adatto per un eremitaggio della valletta di Niasca, non è immaginabile“ da “La mia dimora Ligure” appunti sul levante ligure del Barone Alfons von Mumm (pubblicati a Berlino 1915)… e si sarà chiesto che origini avesse questo luogo. Noi abbiamo fatto (fare al dipartimento di Tiziano Mannoni dell’Università di Genova) delle ricerche storiche sulle nostre origini…da cui ci siamo ispirati.

Nei primi anni del ‘300 un uomo di Capodimonte, Nicolò di “Traversaria”, si ritira nella valle di Niasca per vivere una scelta di preghiera e di lavoro. Nel 1312 lascia in eredità questo sito a Giovannino da Chiavari che nel 1317 e altri due “fratres”, Luchino e Guglielmo, crea una piccola comunità laboriosa con terra ed edifici tra cui ”una certa chiesetta” intitolata a sant’Antonio Abate, intorno a cui si sviluppa un piccolo centro economico, col suo mulino, il frantoio, la sorgente, un rapido accesso al mare per la pesca, e le coltivazioni di ulivi e alberi da frutta.

L’impegno della piccola comunità, secondo la volontà di Nicolò è la dedizione alla preghiera e al lavoro, per la salvezza delle loro anime. Le terre di Sant’Antonio fruttano grazie a una manodopera a costo zero e a scarse esigenze di consumo: così i religiosi possono accordare prestiti in denaro e in natura ai vicini bisognosi.

Vista dall’Eremo sul Tigullio

Qualche decennio dopo la chiesa di Sant’Antonio è gestita da Andrea, un uomo molto dinamico, che si definisce “frater e prior ecclesiae Sancti Anthoni de Niascha”. Non ha nulla di personale, ma dispone per la chiesetta tutto il necessario, olive, olio, barili di sardine, attrezzi di lavoro, da pesca, da cucina. Il 3 febbraio 1348 nel suo testamento (redatto probabilmente per l’imperversare della peste in tutta Europa) si preoccupa che i beni della chiesa non vadano dispersi dopo la sua morte e chiede di essere sepolto lì. Dopo di lui non si hanno più notizie dell’Eremo fino alla metà del XV secolo, quando compare come possedimento dell’abbazia della Cervara; ma gli stessi monaci sembrano già averne perso memoria nel XVI secolo, quando l’autore anonimo del “Tesoro della Cervara” ammette di non trovare alcuna scrittura che lo illumini sulla storia di quel luogo, tranne i primi documenti.

GIACOMO, LUCA, ANTONY, FEDERICA, ALE, FRANCESCA, BABI, vi offrono cibo casalingo e ospitalità; vi aspettiamo con zaino in spalla!
Infatti l’Eremo è raggiungibile solo a piedi tramite un sentiero in salita che parte sulla strada provinciale 227 da Paraggi (15 minuti) o dalla Baia di Niasca (10 minuti).  Considerati l’isolamento, lo spirito e la natura del luogo, per godersi al meglio il soggiorno consigliamo a tutti di raggiungerci o a piedi o con i mezzi pubblici. Il treno vi porta velocemente a Santa Margherita Ligure e da lì un comodissimo bus (n.782, frequenza ogni 15 minuti) vi porta in pochi minuti alla fermata di Niasca. Mappe e più info al

IL PEGGIORE MODO è in auto per la quasi assenza di posteggi

IL MIGLIOR MODO prendendoti tre giorni per percorrere l’impervio Sentiero dei monaci del monte di Portofino che collega i cinque insediamenti monastici medievali: la chiesa Millenaria di Ruta, la chiesa di San Nicolò di Capodimonte, l’abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte, l’Eremo di Sant’Antonio di Niasca, l’abbazia di San Girolamo della Cervara. Tutte le info scaricando l’APP qui