Forse non sai che questo territorio è quasi un monte Athos ligure

Questa sezione è dedicata alla sensibilità medioevale che percepiva l’esistenza di Dio dalla bellezza del creato. Allora monaci contadini hanno trovato sul Monte di Portofino un approdo ideale per lo studio, la preghiera ma anche il durissimo lavoro di un’agricoltura eroica.
Frate Andrea dell’Eremo di Sant’Antonio e Frate Benedetto dell’Abbazia di San Fruttuoso (1349)

Monaci, chierici, eremiti e pellegrini trovarono nel medioevo un approdo ideale per la loro spiritualità, e vi fondarono monasteri, chiese, cappelle e vissero in grotte adattate a luoghi di preghiera contemplativa e solitaria.
Un passo dopo l’altro sui sentieri da loro battuti, raggiungendo cinque monumenti puoi riscoprire lo spirito degli uomini che li costruirono e li animarono con i loro ideali, con i loro progetti, con la loro visione del mondo e di Dio.

Acqua che scorre sottoterra tra le rocce

elementi, energia
Questa sezione parla del potere del fuoco, del vento, e sopratutto del mare e del monte che incontrandosi generano un’infinità di sorgenti, abbondanti e perenni. Una ricchezza che ha spinto gli uomini a insediarsi comunque in un territorio ripido e faticoso. L’acqua, il verde lussureggiante, il legno e il calore e tutto il resto
Boschi e uliveti a precipizio sul mare nella valletta di Niasca

Nel monte di Portofino l’acqua da secoli sprizza senza sosta d’inverno e d’estate: sì anche d’estate quando ovunque c’è scarsità d’acqua.
Ecco il segreto: grandi masse d’aria calda provenienti da sud e sature di vapore acqueo per i grandi tratti di mare attraversato, risalgono le coste rocciose: l’ abbassamento di temperatura dell’aria, dovuta all’aumento della quota, determina la condensazione dell’acqua che s’insinua nelle profonde fratture della roccia. Non stupisce che le risorse idriche del Monte siano state sfruttate fin da epoche storiche; un esempio fra tutti è la valle dell’AcquaViva con 35 Mulini a pochi passi dall’Eremo.

Ti sei mai chiesto come poteva sembrare, secoli fa, questo promontorio che stai per attraversare?

Questa sezione è dedicata alla storia dell’insediamento medievali dell’uomo in questo territorio, e come le sue caratteristiche fisiche complicate, hanno determinato la convivenza rispettosa fra l’uomo e la natura
Il Promontorio Portofino
Il promontorio di Portofino e punta Chiappa

Con le sue alte vette, i suoi boschi e le sue coste scoscese di roccia dura che lo ha preservato dall’erosione del tempo, rendendolo un imponente ostacolo sulla line di costa. Ma rendendolo invece il prolungamento sul mare delle montagne alle sue spalle; non era cosa da poco nel medioevo in cui ci si spostava molto a piedi, con percorsi che collegavano i territori interni dietro la Repubblica di Genova, proprio attraverso i monti in un antico percorso di transumanza. Infatti il suo nome antico è Caput Muntis, Capodimonte.

Il segreto nelle viscere delle rocce del monte di Portofino: le sorgenti

1. la canalizzazione del torrente da un mulino all’altro erano in muratura interrate o passanti su arcate soprelevate e prendono il nome di “beudi” 2. estuario a Paraggi del torrente dell’Acqua Viva in una foto del 1915; oggi è sotto la discoteca Carillon

Acqua viva, Acqua morta, Vallone dei Fontanini, Valle dei Mulini, sono i nomi della grande abbondanza di acqua che qui c’è e si vede a differenza dei vicini territori costieri.

Qui si trovano due tipi di sorgente:

quelle generate al confine tra i due diversi tipi di rocce (conglomerati e calcari) del monte di Portofino per il diverso grado di porosità.

quelle che si trovano nella parte alta del monte, che si formano grazie alle masse di aria umida provenienti dal mare anche d’estate: quando queste si raffreddano salendo in quota contro il massiccio, si condensano sotto forma di nebbia o pioggia e si infiltrano nelle fratture delle rocce, creando fonti, ruscelli e sorgenti. La presenza di acqua sul monte è generalmente garantita anche nei periodi estivi, più siccitosi e ha alimentato fin dai tempi storici una fiorente attività dei mulini. A pochi passi dall’Eremo, nella valle del’Acqua Viva, c’erano trentacinque mulini, alimentati da almeno sedici sorgenti perenni, con una portata media superiore a 900 m3 al giorno. Documenti attestano che già nel 1190 questi mulini macinavano il grano per quasi tutto il territorio rapallese.