IL TUO ORTO CON L’ AGRICOLTURA EVOLUTIVA

Lasciar fare alla natura per recuperare le varietà tradizionali e riscoprire i veri sapori, odori e nutrienti del nostro raccolto.

Questo workshop si basa sulla selezione naturale delle piante del tuo orto che meglio si adattano alle specifiche qualità di un luogo. Acquisirai la capacità di creare un orto  che non depaupera la terra, e delle pratiche dell’autoproduzione agricola.

Prepareremo e pianteremo un orto estivo con pratiche agricole “in progress” e metodi di gestione su appezzamenti terrazzati, con particolare attenzione alla risorsa idrica per il suo mantenimento. Lo faremo nei terreni intorno all’Eremo di Sant’Antonio di Niasca, che se da un lato impongono un approccio “eroico” come tutti i territori ripidi, ripagano con grande generosità e qualità del raccolto; cosa c’è di meglio di fronte a l’esplosione dei prezzi di ortaggi e frutta?

PROGRAMMA
– Introduzione all’agricoltura evolutiva
– considerazioni sul terreno e sugli spazi dell’orto
– pianificazione dell’orto nelle stagioni, la rotazione
– gestire e selezionare le sementi
– preparazione del terreno con minima lavorazione del suolo
– pacciamatura
– valutazione delle istallazioni semi-permanenti finali
– piantumazione
– considerazioni e curiosità

PREZZO 100€ a persona

Deborah Iadonisi
Deborah Iadonisi: maestra di agricoltura evolutiva dell’orto

Su una via della Transumanza Ligure

promontorio Portofino

Trekking in giornata dal Colle della Spinarola all’Eremo di Sant’Antonio di Niasca
entroterra di Portofino (GE), il 27 maggio2023.

Questo percorso nasce come via di Transumanza poi per secoli anche percorso votivo: dal passo della Spinarola attraverso il monte di Portofino, all’Eremo di Sant’Antonio di Niasca

Sul percorso che scende verso il monte di Portofino dalle alture Liguri, il mare del golfo di Genova è il primo sfondo della nostra bellissima gita

Transumanza Ligure 9

Conoscete il promontorio di Portofino? La antichissima strada consolare romana lo taglia fuori perché rispetto alla linea di costa è un agglomerato roccioso, ripido e impervio che si protende sul mare: per le necessità di spostarsi velocemente verso le periferie dell’impero per i romani era un ostacolo da evitare. Ma se consideriamo il nome antico “Caput muntis” Capodimonte, ci si apre una prospettiva diversa: dall’entroterra verso il mare, dove i crinali dei monti di Genova declinano verso il monte di Portofino, ultima vetta che si affaccia sul sul golfo Paradiso sul golfo del Tigullio. Per chi come tantissimi viaggiava a piedi i crinali che evitavano i “sali e scendi” dalle valli, erano un percorso vantaggioso, su cui era facile orientarsi; primi fra tutti a utilizzarlo i pastori che ne fecero un abituale via di transumanza verso pascoli vicino al mare, negli inverni rigidi con le montagne innevate. I monasteri del promontorio di Portofino che avevano ampi possedimenti affittavano questi pascoli, sempre verdi per l’influenza mitigatrice del mare, ai pastori, che transitarono per secoli su questo sentiero che faremo insieme.
In questa gita con la guida di Carlo Capra ripercorreremo l’ultimo tratto di questo percorso da passo della Spinarola all’Eremo di Niasca dove si potrà pernottare, in un rifugio che evoca questi tempi antichi in modo perfetto.!

Il costo è 55€ guida e pulmino al passo della Spinarola: prenotazioni al +39 347 0836713 o carlo@donkeyshome.it

CARATTERISTICHE
Lunghezza percorso: 15 km;

dislivello positivo: 496 m;

dislivello negativo: 945 m;
5,30 di cammino
PROGRAMMA
Orario di ritrovo: 8.30 in Piazza Vittorio Veneto a Santa Margherita Ligure, vicino al chiosco dell’info point e dal mosaico a margherita; per facilitare il riconoscimento Carlo avrà una bandana rossa;
trasporto col pulmino al Passo della Spinarola, circa 40 minuti di viaggio; arrivo all’Eremo di Sant’Antonio di Niasca alle ore 17 nell’entroterra di Portofino (GE).
Qui si può cenare e pernottarenel rifugio escursionistico
https://bookonline.pro/it/properties/90130
o contattandoci al +39 380 1563777 o niasca@eremosantantonio.it
I prezzi li trovate qui https://eremosantantonio.it/prezzi/

 

Di quanta acqua abbiamo bisogno?


In passato era molto più evidente questo bisogno primario d’acqua e gli insediamenti erano scelti accuratamente vicino a fonti d’acqua: non a caso l’Eremo di Sant’Antonio di Niasca ha sia il fiume che una sorgente a pochi metri. Allora l’uso era molto più accorto e si aveva la precisa percezione della preziosità dell’acqua sia per usi domestici, sia per l’agricoltura, sia per produrre “lavoro”, cioè energia attraverso la ruota del mulino che trasmetteva il movimento per far girare le macine.

E OGGI? L’impronta idrica della produzione in Italia è circa 70 miliardi di m3 di acqua l’anno. L’agricoltura è il settore più assetato d’Italia con l’85% dell’impronta idrica della produzione, comprendendo l’uso di acqua per la produzione di colture per l’alimentazione umana, al mangime per il bestiame (75%) e per pascolo e allevamento (10%). Il restante 15% dell’impronta idrica della produzione è suddiviso tra produzione industriale (8%) e uso domestico (7%).

L’impronta idrica dei consumi in Italia è di circa 132 miliardi di m3 di acqua l’anno (oltre 6mila litri pro capite al giorno) e comprende anche l’acqua nei beni importati. Da solo, il consumo di cibo (che include sia prodotti agricoli sia di origine animale) contribuisce all’89% dell’impronta idrica totale giornaliera degli italiani.

Il consumo di acqua per usi domestici (per pulire, cucinare, bere, etc.) è solo il 4 % dell’acqua che consumiamo ogni giorno, mentre l’acqua “incorporata” nei prodotti industriali rappresenta il 7%. I prodotti di origine animale (compresi latte, uova, carne e grassi animali) rappresentano quasi il 50% dell’impronta idrica totale dei consumi in Italia. Il consumo di carne, da solo, contribuisce a un terzo dell’impronta idrica totale.

La consapevolezza di questi dati ci hanno stimolato a progettare degli accorgimenti per il nostro (per ora) piccolo orto, che usa solo l’acqua del fiume; e per l’uso domestico dove abbiamo fatto l’impianto in modo tale da non usare acqua potabile nelle cassette dei gabinetti. Ma abbiamo moltissime altre idee in testa!

Fonte: @wwfitalia @wwf @wwf_lombardia

all’Eremo di Sant’Antonio di Niasca meccanismi di molitura per olive, castagne, cortecce per colorare le reti da pesca,

Workshop: intrecciare i cestini

artigianato tradizionale

Un’occasione veramente speciale per imparare a creare con le proprie mani cestini, con materiali naturali,  intrecciando, inventando e riscoprendo tecniche che hanno accompagnato l’uomo da tempi immemori.

Un workshop gestito da Bruno Repetti, il cestaio che mette a disposizione la sua abilità e la sua tecnica preziosa. A fine giornata avrai capacità di intreccio, conoscenza delle caratteristiche dei rami di varie essenze per cestini, strutture da giardino, e altri oggetti di tua invenzione.

Il costo è 30€ compreso il pranzo
‭La sede: l’Eremo di Sant’Antonio di Niasca – Loc.Sant’Antonio 1, entroterra di Portofino (GE)
Info e prenotazioni al +39 380 1563777

ATTREZZATURA PERSONALE

Ciascuno dovrà portare forbici da potatura,  coltellino, pinzettine da elettricista, un metro da srotolare (non quello da falegnami) e una roncolina (se possibile)

BLU: Workshop di tintura naturale con “indaco”

Il blu è sempre stato il colore più prezioso e raro in natura e da sempre ha avuto ruoli e simbolismi importanti nelle culture antiche; per questo la tintura con indaco esiste da migliaia di anni.

Il 17/18 settembre scopriremo con Nicolò Stasi, cos’è  l’indaco; la storia della tintura del blu con indaco nelle diverse tradizioni; quali piante nei diversi continenti contengono questo pigmento blu; con quale processo si ottiene;  impareremo come estrarre il pigmento blu dalle piante fresche; come farne una tintura che si fissi al tessuto ossidandosi a contatto con l’aria e diverse ricette per tingere con pigmento indaco.

PRIMA GIORNATA
Durante la prima giornata del corso imparerai la teoria, e tutte le attività preparatorie
– Teoria delle tecniche di tintura a riserva, teoria della tintura con indaco e le diverse “ricette” per tintura all’indaco;
– prepareremo insieme passo dopo passo una “tintura al tino” con indaco e solfato ferroso, il tino di Tintura verrà preparato il primo giorno e verrà usato durante la seconda giornata;
Tecnica Giapponese di stampa Katazome
– Breve teoria della tecnica  Katazome;
– ricetta per preparare a casa la pasta Katazome;
– disegno con la pasta del motivo desiderato sul tessuto.
I tessuti stampati con pasta katazome andranno essiccati per 24 ore e verranno tinti nell’ indaco durante la seconda giornata.
– Breve teoria della tecnica giapponese Shibori e delle sue varianti;
– progettazione del tessuto, piegatura e preparazione degli shibori. Gli shibori preparati il primo giorno verranno tinti nell’indaco durante la seconda giornata .

SECONDA GIORNATA
Durante la seconda giornata del corso tingeremo nell’indaco
–  Tingeremo tessuti con la tecnica Shibori;
– tingeremo il tessuto disegnato con la pasta Katazome nell’indaco, faremo i processi di lavaggio e rimozione della pasta per scoprire l’effetto del nostro tessuto stampato e finito;

Ogni partecipante al corso porterà a casa due pezzi di tessuto 50×60 tinti e stampati con indaco.

Il workshop si terrà all’Eremo di Sant’Antonio di Niasca; loc. sant’Antonio 1, entroterra di Portofino (GE)

Costo 130 € per le due giornate.
Numero minimo di partecipanti 5, numero massimo partecipanti 8

Per info e prenotazioni ‭Nicolò Stasi cel. +39 342 3298999

Nicolò Stasi racconta di sé “Dopo essermi laureato in pittura e arti visive all’Accademia di belle Arti di Firenze, mi sono appassionato alle arti tessili, tintura naturale, filatura della lana, tessitura, ricamo ecc.

Nel corso degli anni facendo diversi viaggi in India , Nepal, Africa ho avuto la fortuna di imparare e approfondire le arti tessili, apprendere tecniche tradizionali di tintura e stampa e tessitura, conoscere artigiani di altri paesi e condividere conoscenze ed esperienze artistiche. Questa passione è diventato il mio lavoro anche qui in Italia dove ho il piacere di trasferire queste conoscenze un pò dimenticate”

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Forse non sai che questo territorio è quasi un monte Athos ligure

Questa sezione è dedicata alla sensibilità medioevale che percepiva l’esistenza di Dio dalla bellezza del creato. Allora monaci contadini hanno trovato sul Monte di Portofino un approdo ideale per lo studio, la preghiera ma anche il durissimo lavoro di un’agricoltura eroica.
Frate Andrea dell’Eremo di Sant’Antonio e Frate Benedetto dell’Abbazia di San Fruttuoso (1349)

Monaci, chierici, eremiti e pellegrini trovarono nel medioevo un approdo ideale per la loro spiritualità, e vi fondarono monasteri, chiese, cappelle e vissero in grotte adattate a luoghi di preghiera contemplativa e solitaria.
Un passo dopo l’altro sui sentieri da loro battuti, raggiungendo cinque monumenti puoi riscoprire lo spirito degli uomini che li costruirono e li animarono con i loro ideali, con i loro progetti, con la loro visione del mondo e di Dio.

Legno, rocce, fibre, sabbia: come sfruttarle?

Questa sezione è dedicata alla capacità di utilizzare i materiali disponibili sul territorio, per costruire ciò che serviva alla vita quotidiana, con tecniche tradizionali. Le pratiche tradizionali sono molto interessanti perché risolvono in maniera integrata i problemi della gestione accurata del territorio per questo vanno rivalutate: pensa, per esempio, alla pulizia del bosco e all’uso del legno per costruire e per scaldarsi.
Sono il frutto di tecniche condivise e affinate per generazioni.
Legno di castagno: ottimo per costruzioni che sfidano le intemperie: con la sua carica di tannino non marcisce facilmente!

In un territorio così impervio tutto ciò che era a portata di mano era preferibile, e l’ingegno costruttivo trovava soluzione non di rado anche esteticamente curate, con quello che trovava.
Nel Parco di Portofino i boschi, ricoprono ancora circa la metà della superficie, arrivando spesso fino al mare.
Del legno, “principe” di tutti i materiali da costruzione, ben si conoscevano le diverse caratteristiche: delle pinete e lecceti dell’assolato versante Sud e dei castagni, carpini neri, roverelle e ornielli del fresco versante Nord e della valle del monte.
Il resto è roccia, ben più dura del legno eppure ha avuto una funzione costruttiva cruciale per questo paesaggio: con la roccia l’uomo ha modellato il paesaggio coi terrazzamenti, detti “fasce”.
I terrazzamenti, come ogni pratica tradizionale, sono allo stesso tempo un modo di proteggere un pendio, diminuire la pendenza dei versanti, rendere più agevole l’area coltivabile, ricostituire il suolo, raccogliere e distribuire l’acqua.